Così a Padova abbiamo vinto il burocratese

un'intervista a Michele Cortelazzo


A Padova la guerra al burocratese comincia oltre tre anni fa, con una lettera di protesta al sindaco per un cartello incomprensibile appeso alla porta di un ufficio comunale.
A mandarla è un cittadino particolarmente competente, Michele Cortelazzo, docente di Grammatica Italiana presso la locale università. Il sindaco non si fa scappare l’occasione e invita il professore a fare lui stesso delle proposte per migliorare il linguaggio dell’amministrazione comunale.
Ne nascono un gruppo di lavoro che si mette a riscrivere manifesti, lettere e comunicazioni, una serie di corsi che hanno coinvolto quasi trecento dipendenti del Comune di Padova, un libretto con le “riscritture” e con una breve guida alla scrittura delle comunicazioni per il pubblico.


Professor Cortelazzo, quali obiettivi vi siete posti nell’affrontare il cambiamento del linguaggio con cui il Comune di Padova parlava ai suoi cittadini?

Ci siamo posti un obiettivo generale lapalissiano: scrivere in modo più chiaro, in modo che i cittadini, tutti i cittadini con scolarizzazione media, potessero capire i testi senza eccessiva difficoltà.
Per far questo ci siamo attenuti a tre massime:
1. mettiamoci dalla parte del destinatario
2. evitiamo di essere prigionieri dell'inerzia
3. tutti vorremmo dei testi chiari, efficaci ed eleganti; ma dovendo scegliere, meglio chiari ed efficaci che eleganti.

In molti casi le vostre riscritture sono delle vere e proprie traduzioni: dal linguaggio burocratico delle formule oscure e spesso obsolete a un linguaggio più attuale, concreto e quotidiano, che tutti sono in grado di capire. Da una sintassi complicata a una molto più semplice e piana.
Quali sono state le vostre linee guida?


Sul piano del lessico abbiamo eliminato le parole rare che potevano essere sostituite da parole usuali, abbiamo evitato tutte le parole esclusive del linguaggio burocratico (abbiamo lasciato solo i termini tecnici: "imposta" non può essere sostituita da "tassa", anche se "tassa" è molto più comune), abbiamo evitato inutili giri di parole.
Sul piano sintattico, abbiamo accorciato o spezzettato le frasi lunghe, abbiamo cercato di trasformare i gerundi in verbi di modo finito, abbiamo evitato il passivo e l’impersonale tutte le volte che era utile (ma non sempre era utile e possibile).
Insomma non abbiamo certo cercato di “scrivere come si mangia”, cosa impossibile in una comunicazione scritta di argomento complesso; ma abbiamo fatto di tutto per scrivere come si scrive una lettera, sia pure importante, o un articolo di giornale scritto bene.

E non si tratta solo delle scelte lessicali o sintattiche. La vostra revisione ha riguardato anche l’organizzazione delle informazioni e l’impaginazione dei documenti...

Sì. Ci siamo accorti di due cose. La prima, che alcuni testi non avevano parole difficili o frasi costruite in modo contorto, ma non si capivano lo stesso. Il problema era che le informazioni erano poste in ordine sbagliato (per esempio l’effetto precedeva la causa), oppure mancavano delle informazioni essenziali (sempre per fare un esempio, in un manifesto che annunciava che ci sarebbero stati dei lavori in un asilo nido, non si precisava se i bambini dovevano stare a casa o se potevano andare comunque all’asilo, anche se con qualche disagio). La seconda, che nel lavoro di riscrittura, se si partiva con il ripensare l’intelaiatura del testo, cioè l’ordine e la connessione delle informazioni, molti problemi lessicali e sintattici non si ponevano, venivano eliminati ancora prima di nascere.
Per quel che riguarda l’impaginazione, abbiamo cercato di dare ai manifesti comunali una linea grafica unitaria, anche se sobria come si conviene a un ente istituzionale, e fatta in casa. Adesso sui muri della città i manifesti comunali si riconoscono subito.

 


 

Per approfondire

Comune di Padova: alcuni esempi di riscritture

30 regole per scrivere testi amministrativi chiari

La home page del prof. Michele Cortelazzo

Alcune esperienze di semplificazione del linguaggio amministrativo.