Le interviste del business writer
Le interviste non sono prerogativa dei soli giornalisti e non necessariamente danno luogo a un classico articolo fatto di domande e risposte, pubblicato su un giornale o su un sito web.
Le interviste, per un comunicatore, sono spesso il modo migliore per approfondire un tema, conoscere un prodotto o un servizio, impostare un nuovo lavoro, dare un taglio o uno stile particolare e inedito a una brochure o alla presenza di un'azienda sul web.
Proprio oggi che abbiamo a disposizione in un paio di clic vita, morte e miracoli di tutti, e una enorme quantità di dati e informazioni, niente è più prezioso della visione delle persone, del loro linguaggio e del loro unico modo di esprimersi.
La fonte migliore e irrinunciabile sono sempre loro – le persone –, e nessun comunicatore dovrebbe mai preferire un pacco di slide a una bella conversazione a tu per tu, con tutto il tempo che serve.
Nel nostro tempo di “copia e incolla”, prodotti standard e commodity, la differenza nella comunicazione spesso viene dal vissuto, dalle storie, dagli sguardi, dalle immagini dei singoli. Parlare con loro è l'unico modo per farli emergere, rielaborarli e dar loro forma attraverso la parola scritta.
Dalla mia esperienza, qualche consiglio per condurre interviste efficaci e fruttuose. In organizzazioni grandi o piccolissime, pubbliche e private, da comunicatore interno all'azienda o da freelance.
La persona giusta, non la più importante
Se dobbiamo approfondire un tema, un nuovo progetto, un prodotto all'interno di un'organizzazione non è detto che il capo o la persona più alta in carica nelle responsabilità sia davvero quella giusta.
Anzi, spesso è chi ha seguito la quotidianità di un progetto, che ne conosce le pieghe, le difficoltà come i successi, e che quindi può raccontare con più competenza e ricchezza di particolari.
Un buon compromesso può essere quello di chiedere al responsabile di farsi accompagnare da una persona più operativa. A maggior ragione se, dai primi contatti telefonici, vi rendete conto che ha molto da fare oppure che è molto telegrafico e non ama dilungarsi.
Una persona più giovane, per esempio, può avere proprio le prospettive diverse e l'entusiasmo che servono al vostro progetto di scrittura.
E non usate subito la parola “intervista”, che potrebbe mettere in allarme gli introversi. Annunciate solo una chiacchierata e sottolineatene l'utilità per far conoscere meglio il prodotto, il progetto, il tema in questione.
Una necessaria preparazione
Più arriverete preparati, meglio riuscirà l'intervista.
Prepararsi significa documentarsi sul tema, anche alla luce di un contesto più vasto e conoscere meglio gli interlocutori, sia attraverso una ricerca sul web (Google può dirvi moltissimo sul vostro intervistato, anche se ama la pesca o se pratica il Tai Chi), sia parlando prima con altre persone.
Chiedete in anticipo tutta la documentazione disponibile, anche eterogenea: rassegne stampa, documenti di progetto, report, analisi di mercato, presentazioni.
Vi verranno in mente molte domande, e in ogni caso il solo fatto che che vi siate ben preparati prima farà un'ottima impressione iniziale.
Ma se vi chiedono le domande in anticipo, non datele. Accennate solo ai temi principali. Potreste trovarvi davanti – come è capitato a me – qualcuno che ha già risposto per iscritto e che declama le risposte davanti a voi.
La sicurezza di una traccia
Buttate giù e poi ordinate ogni cosa vi venga in mente: è la vostra traccia. Non necessariamente domande ben formulate, ma spunti e idee. Non è detto che la seguirete, ma anche domande apparentemente eccentriche potrebbero tornarvi utili.
Vis-à-vis è meglio
Vedere le persone, parlar loro direttamente, con tutto il corredo di preziose informazioni paraverbali che possono offrirvi, è la migliore soluzione, non solo per i contenuti utili per il vostro lavoro, ma anche per la relazione personale e professionale che riuscirete a stabilire e che potrebbe esservi utilissima in futuro.
Nell'impossibilità, optate per una videoconferenza seguita, in ordine di preferenza, dal telefono e dall'email. Quest'ultima è molto in auge, perché scarica sull'intervistato la maggior parte del lavoro, ma ha mille svantaggi e serve a poco quando l'intervista ha soprattutto un obiettivo di documentazione e approfondimento.
Permette, mi presento
Iniziate presentando brevemente voi stessi, se non vi conoscete, e l'obiettivo dell'intervista.
Raccontare chi siete e cosa fate permette all'intervistato di tarare meglio il suo linguaggio e anche di essere indulgente con voi.
Se, per esempio, intervistate un tecnico informatico, il fatto che voi siate un comunicatore o un giornalista farà perdonare da subito alcune vostre ovvie lacune e vi permetterà di chiedere senza complessi ciò che non sapete.
È importante condividere da subito l'obiettivo: una nuova brochure, un white paper approfondito, un'idea di filmato, un comunicato stampa, un articolo sull'intranet aziendale.
L'arte di ascoltare
Se volete dedicare all'intervistato il massimo dell'attenzione – delle orecchie, ma anche dei vostri occhi – munitevi di un bel registratore, che farà per voi il lavoro bruto, lasciandovi concentrare sulla persona e quello che ha da dirvi.
Non tiratelo fuori subito, ma quando la conversazione si è avviata e comincia a farsi interessante. “Le dispiace se registro quello che ci diciamo? Così non devo prendere troppi appunti e possiamo chiacchierare tranquillamente. Faccio solo una piccola prova, un attimo…”. E naturalmente fatela, la prova, soprattutto se il personaggio in questione è un top manager, che difficilmente vi darà una seconda chance.
Dopodiché mettetevi tranquilli, e ascoltate davvero.
Quali appunti?
Gli appunti vanno presi comunque, ma concentratevi sui nodi tematici, su aspetti nuovi che emergono, su domande non previste che vi viene in mente di fare. Se vengono citati nomi di cui non conoscete lo spelling, chiedetelo.
Comunque, limitatevi e non passate il tempo a testa bassa. Anzi, comunicate man mano cosa vi state appuntando in quel momento: è un modo di interagire e dimostrare interesse per un particolare aspetto di cui si sta parlando.
Quali domande?
Preferibilmente le domande “aperte”, quelle che non si esauriscono con un sì o con un no, ma permettono di spaziare e raccontare.
Non incalzate troppo l'interlocutore, almeno all'inizio: molte persone hanno bisogno di scaldarsi un po', di acquistare confidenza, di trovare il filo e il taglio giusto.
Nello stesso modo, lasciate spazio alle divagazioni, anche di carattere più personale: servono a conoscersi meglio, ma potrebbero anche venirne fuori aspetti interessanti, prospettive diverse dalle quali analizzare il tema di cui vi state occupando.
Riprendete saldamente le redini del discorso solo quando vi accorgete che state andando troppo lontano dall'obiettivo che vi siete dati. Ricordate con garbo l'obiettivo, e magari interrompete delicatamente per tirare le fila parafrasando ciò che il vostro intervistato ha appena detto. Dimostrerete di aver capito e darete modo alla persona di confermare o correggere il suo pensiero.
Il contenuto, e la forma
Prestate molta attenzione non solo a quanto vi viene detto, ma anche al “come”. Se l'interlocutore ha un linguaggio vivace, ricco di immagini, apprezzatelo e fatene tesoro. Se usa delle metafore, appuntatele: potranno servirvi per un bel titolo, per un incipit efficace, per il corredo di immagini di un articolo, per l'interfaccia di una pagina web.
Tempi elastici
Siate elastici e disponibili con il tempo. Può darsi che all'inizio l'amministratore delegato vi abbia detto di aver solo mezz'ora da dedicarvi, ma se alla fine della mezz'ora ci ha preso gusto ed è nel bel mezzo del racconto, non interrompetelo e lasciatelo raccontare. Assicuratevi solo di aver fatto le domande più importanti nel tempo stabilito.
Capita infatti molto spesso che è parlando che le persone si accorgono di aver tanto da dire, che emergono pensieri nuovi e interessanti, che fa loro piacere condividere ed esprimere. Voi magari avete finito e avete già spento il registratore… ma il vostro intervistato no… “ora che ci penso, mi viene in mente che… lo sa che…?”. E magari le cose più belle arrivano proprio ora, sulla porta dell'ascensore, prima della stretta di mano finale.
Ultime battute
Alla fine, controllate insieme all'intervistato se avete coperto tutti i temi previsti. Così come avete condiviso l'obiettivo all'inizio, condividete ora se l'obiettivo è raggiunto e se manca ancora qualche informazione utile. Chiedete il biglietto da visita oppure appuntatevi con molta precisione i suoi dati, soprattutto il ruolo aziendale.
Nel ringraziare, chiedete la cortesia di poter telefonare o mandare un'email per controllare qualche dettaglio o chiedere informazioni ulteriori.
Congedatevi come dopo una conversazione interessante, non un semplice incontro di lavoro.
E anche se avete a disposizione tutti i dati che vi servono, quell'email mandatela lo stesso: per ringraziare, dare le vostre impressioni, anticipare come utilizzerete l'intervista.