Mondi di carta e mondi di bit

Il libro è un oggetto (di passione)
"Un giardino trasportabile in una tasca": così definisce il libro un autore arabo del IX secolo. E per uno scrittore arabo un giardino non è solo un insieme di piante e fiori, è anche una promessa, un'anticipazione di paradiso. Un piccolo paradiso in forma di oggetto da portare sempre con sé, nei momenti e nelle circostanze più diverse della vita.

Questa fascinazione per l'oggetto libro è anche il tema di un divertente volumetto uscito da Guanda, La lettrice, biografia di una passione. L'autrice è Annie François, redattrice di una casa editrice parigina, con una passione smodata per i libri (ma la definirei una vera e propria patologia). Se siete di quelli che in mancanza d'altro sono capaci di leggere avidamente anche l'elenco telefonico o il catalogo di Postal Market, vi riconoscerete senz'altro nel ritratto della bibliofila un po' matta.

I libri si toccano, si annusano, si guardano, si regalano, si dedicano, si foderano. Sono oggetti speciali, che ci aprono mondi, in cui possiamo sprofondare per ore, ma pur sempre oggetti. Delimitati, chiusi, definiti, con una struttura familiare, abbastanza simile da secoli: introduzione, indice, i capitoli uno dietro l'altro, la conclusione, le note, l'indice analitico, i risvolti di copertina.
Li teniamo tra le mani, possiamo sfogliarli e andare a colpo sicuro alla ricerca di ciò che ci serve. E chi i libri li scrive, sa di poter contare su questa capacità di dominio fisico sul libro da parte del lettore.

Senza capo né coda
Su internet cambia tutto. Per il lettore come per lo scrittore.
La successione delle pagine non c'è più: l'itinerario di lettura lo fa il lettore stesso quando decide dove e cosa cliccare.
Le pagine non si sfogliano, ma si srotolano. Il testo lo leggiamo sempre attraverso una piccola finestrella che ha le dimensioni dello schermo del computer; anche quando è grande, difficilmente contiene più di 40 righe alla volta.
Su una pagina possiamo arrivare nei modi più diversi: attraverso la home page, un motore di ricerca, il link di un altro sito, magari dedicato a tutt'altro tema. Cambiamo pagina e cambiamo mondo. Il bello di internet, rispetto ai libri, è proprio questo: il cambiamento, la sorpresa, un itinerario inaspettato.
Una magia che conosciamo tutti come lettori, ma che ci mette a dura prova quando per internet scriviamo.
Come ricostruire sul web, attraverso le parole, quell'ambiente familiare in cui il lettore si muove a suo agio, non si perde e non perde il filo, sa dove cercare ciò che gli serve, così come succede nell'ambiente "libro"?

 

Il testo a pezzi
Forse proprio assecondando la natura frammentaria, ipertestuale e combinatoria del web. Se vediamo solo una piccola porzione di testo alla volta, allora quella porzione dovrebbe essere il più possibile autoconsistente, autonoma rispetto a ciò che viene prima e ciò che viene dopo. Per questo sulla rete la tradizionale unità di misura del libro, il capitolo, non funziona più. Dobbiamo andare verso l'unità di misura più piccola, il paragrafo, che solitamente sta bene proprio sulla schermata del computer.
E così il paragrafo diventa un minicapitolo: autonomo, dedicato a un solo tema, con un suo titolo che ne sintetizza il contenuto.

 

Una piccola finestra sul mondo
Eppure spesso, mentre scriviamo i nostri brevi moduli di testo, abbiamo l'impressione che il bel discorso (magari molto organico e complesso) che abbiamo in mente stia esplodendo in mille pezzi, che non "tenga" più, che sia senza scheletro, senza struttura.
Vorremmo rimettere insieme i pezzi, presentarli tutti insieme sotto gli occhi del lettore, per fargli vedere quante cose abbiamo da dirgli e da comunicargli. Rimpiangiamo il libro, con il suo spessore, i suoi indici, il bel respiro lungo dei suoi testi.
In questi momenti di crisi ci dovremmo ricordare che il nostro piccolo schermo è solo una finestra su un mondo molto più profondo e più vasto di un libro, un mondo in cui ogni pagina può essere legata all'altra da una parola, una connessione, un pensiero. 

 

Calde parole
Per "aprire" le nostre pagine, i nostri brevi paragrafi, le parole non dobbiamo solo scriverle, ma anche "attivarle", renderle calde, sottolinearle, cambiar loro colore, insomma farne dei link, dando al lettore la possibilità di sfogliare non una, ma più pagine, di costruirsi il suo personale itinerario di lettura.
E perché sia un itinerario e non una fuga, né un viaggio senza ritorno, abbiamo sempre i link, ma quelli di navigazione, la preziosa barra (del timone) presente in ogni pagina, che ricorda al lettore dove si trova, cos'altro può trovare nel nostro sito e come raggiungerlo. E che crea per lui un ambiente familiare e confortevole quanto quello di un libro.