Nella cucina dei testi

Il Ricettario di scrittura creativa di Stefano Brugnolo e Giulio Mozzi è nello scaffale del copy fin dalla nascita di questo sito ed è una delle mie letture preferite.
Ora il Ricettario esce in una nuova edizione e in volume unico presso Zanichelli. Una edizione ampliata e più ricca, una vera ghiottoneria per gli amanti della scrittura e della lettura, per gli aspiranti narratori come per gli scrittori professionali.
L'indice da solo è una vera vertigine: come in un ricettario che si rispetti ci sono proprio tutte le portate, ovvero ricette per tutti i testi e per tutti i gusti. Non ho resistito e le ho contate: sono quasi 500. Qualsiasi cosa dobbiate scrivere - una lettera d'amore, un monologo, una filastrocca, una poesia in rima, una in versi liberi, uno slogan pubblicitario -, sul Ricettario c'è, completa di consigli di lettura ed esercizi solo apparentemente scherzosi, in realtà utili e intelligenti.
Ma lasciamo la parola agli autori.


Cosa distingue un "ricettario" da un "manuale" di scrittura? E come vi è venuta l'idea?

Mozzi Un manuale è, e non può non essere, una raccolta organica e sistematica di precetti. Un ricettario è una raccolta - peraltro non meno organica e sistematica - di "cose che si possono fare". Un manuale propone dei percorsi, un ricettario suggerisce delle escursioni. Un manuale è un oggetto al quale bisogna continuamente fare ricorso, un ricettario è qualcosa che dà il via e poi ti lascia andare dove e come vuoi.

Brugnolo L'idea di questo libro è nata nelle aule di scuola. L'idea era quella di invogliare i ragazzi a praticare la scrittura. Proponevo alle classi qualche esempio accattivante di poesia, racconto o altro che servisse da modello. Poi spiegavo come funzionava, buttavo lì qualche pratica istruzione per l'uso del testo e spiegavo quali erano le regole del gioco da rispettare se se ne voleva produrre uno simile. Infine invitavo i ragazzi a impossessarsi di quella tecnica e a usarla come pareva e piaceva a loro. Mi accorsi che il trucco funzionava. Allora pensai di adottare la ricetta anche durante le lezioni alle classi di scrittura creativa, con allievi adulti. Anche lì la ricetta funzionava e funziona. Molte delle idee che presentiamo ci sono venute in classe, molte o quasi tutte le abbiamo sperimentate in classe.

Come è organizzato il Ricettario?

Brugnolo È organizzato sulla base di una classificazione di tipo giocosamente enciclopedico delle tipologie dello scrivibile. Queste tipologie tengono conto senz'altro degli studi di teoria letteraria ma si basano essenzialmente su un'idea naturale dello scrivere. Ogni tipologia corrisponde infatti a una esigenza naturale, spontanea di espressione che si suppone esistere in tutti. La maledizione, la profezia, il diario intimo, il ricordo, il monologo interiore, la fantasticheria, il ritratto e l'autoritratto, l'utopia e l'antiutopia, l'indovinello, l'aneddoto, l'apologo ecc... prima ancora che generi letterari codificati sono forme universali e archetipiche della mente umana.
Tutti hanno provato qualche volta il bisogno di maledire, di ricordare, di ritrarre e autoritrarsi. Ebbene noi abbiamo tentato di costruire una prima mappa delle forme espressive naturali e di conseguenza la nostra classificazione si è proposta di essere il più naturale e comoda possibile, come testimoniano i titoli semplici e di immediata comprensione che abbiamo dato a ogni tipologia.
Va da sé che ogni genere si collega a altri in un gioco di rimandi continuo.
Con un po' di civetteria potremmo anche dire che il nostro libro è una sorta di grande ipertesto dove ogni casella (ogni tipologia) si collega idealmente a tutte le altre attraverso una rete interna di allusioni e richiami. Il grande e pratico indice finale è dunque uno strumento utile e necessario per chi vorrà navigare dentro questo libro che "vale un'intiera biblioteca".

Mozzi Ogni singola "ricetta", poi, segue uno schema abbastanza fisso: 1) si spiega sommariamente in che consiste quella specifica tipologia (narrativa, stilistica, poetica ecc.); 2) si presenta un esempio più o meno illustre che esemplifichi in maniera evidente la tipologia; 3) si analizza brevemente il testo presentato, mettendone in luce le caratteristiche principali; 4) si propongono degli esercizi.
Da notare che gli esercizi non suggeriscono quasi mai di "replicare" l'esempio proposto, ma più spesso ne propongono una trasformazione o addirittura un ribaltamento. Questo schema è fisso ma non obbligatorio: se l'esempio "parla da sé" non perdiamo tempo a analizzarlo, se la tipologia è particolarmente varia abbondiamo con gli esercizi, e così via. Insomma, abbiamo tenuto presente come lavorano le massaie in cucina: tengono lì il libro di ricette, ma non vogliono togliersi il piacere di cucinare comunque "a modo loro".

Il linguaggio del Ricettario è divulgativo, diretto e scherzoso: da quali esperienze vi viene questo stile così coinvolgente?

Mozzi È una questione di praticità. Io ho imparato a scrivere nei sette anni che ho lavorato nell'ufficio stampa della Confartigianato del Veneto. Ho avuto dei buoni capi, che volentieri mi insegnavano. Così io penso alla lingua come a uno "strumento". Quando ho di fronte qualcuno che vuole "imparare a scrivere", non penso di dovergli trasmettere chissà che arte esoterica: devo 1) insegnargli come si usano certi strumenti (quelli fondamentali), e 2) metterlo in grado di imparare autonomamente.
Si impara autonomamente imitando i "buoni autori" e dedicando tutto il tempo che occorre a rivedere il proprio lavoro. Punto e basta. Così, anche quando cerco di "far passare" un concetto difficile, la mia attenzione va agli aspetti operativi o produttivi o pratici che dir si voglia.

Brugnolo Come dicevo sopra mi viene dal lavoro di insegnante. Ma vorrei aggiungere una cosa: oltre che l'insegnante faccio anche il critico letterario. Ebbene, io credo che la teoria letteraria abbia fatto nell'ultimo mezzo secolo un grande lavoro di analisi e conoscenza che però non è mai riuscito a diventare "comune opinione", "comune sentire", almeno a livello di lettori e scrittori dilettanti.
Ecco: ci siamo proposti di tradurre queste categorie sofisticate ma utili in un linguaggio naturale e accessibile. Credo che se ci siamo riusciti almeno in parte è proprio perché questi concetti li avevamo prima sminuzzati e volgarizzati nelle classi. Un buon docente deve essere uno senza scrupoli, pur di arrivare a farsi capire deve adoperare tutti i trucchi possibili e immaginabili, anche quelli tipici della cosiddetta "bassa cucina". 

Secondo me la parte più interessante del Ricettario per chi scrive per lavoro è quella apparentemente più lontana, cioè le pagine dedicate alla poesia. Imparare a essere brevi, a concentrare anche in poche parole immagini, suoni, suggestioni, a dare ritmo e suono a quello che si scrive, è importantissimo per chi scrive anche per convincere, influenzare, vendere. Avete mai pensato di fare un corso o un libro di poesia per comunicatori di azienda?

Mozzi
In verità non ho mai pensato a un libro di poesia per comunicatori di azienda, mentre mi piacerebbe molto fare un "Ricettario" di scritture funzionali (magari, per sembrare più seri, potremmo chiamarlo "Repertorio"). Tuttavia per fare davvero bene una cosa del genere bisognerebbe conoscere a fondo il lavoro dei comunicatori di azienda. Io ho abbastanza pratica di comunicazione sindacale, ma non basta. Dovremmo trovarci un buon partner, poi iniziare la catalogazione di tutte (o quasi tutte, suvvia) le tipologie testuali adoperate o adoperabili dalle aziende, poi cercare dei testi esemplari... un lavoraccio. Se qualcuno ha voglia di provarci, si faccia vivo.

Brugnolo Non ci ho mai pensato ma posso dire questo: la comunicazione poetica, breve, incisiva, icastica com'è, non è tanto lontana dal comune sentire d'un uomo che viva in questa era. Si è abituati a credere che il pensare poetico sia altra cosa dal pensare funzionale. Non credo che sia così e dunque ben vengano tutte le sperimentazioni in questo campo.