Le parole straniere
Computer o computers?
Assolutamente computer! All'interno di un testo italiano le parole straniere non si declinano al plurale, a meno che non siano entrate nella nostra lingua proprio al plurale, come nel caso di peones, tapas, avances e, naturalmente, jeans.
Un'email o un email?
Normalmente il genere delle parole straniere non muta rispetto alla lingua d'origine. Quindi: la par condicio, l'agorà, il bijou, il patio, la Bundesbank. Per le lingue che hanno anche il genere neutro - il latino, il tedesco, il russo - i nomi neutri diventano maschili in italiano. Per esempio il leitmotiv. Per l'inglese le cose cambiano. Persone o animali mantengono il loro genere. Il genere delle cose si accorda invece con quello della corrispondente parola italiana. Quindi "una email", "il flash", il sex-appeal", "la system integration", "l'austerity", "la holding".
E l'articolo?
Quando dovete premettere l'articolo a una parola straniera, il genere dell'articolo concorda con quello che la parola assume nella lingua italiana. Per l'articolo maschile, si usa generalmente la forma che si userebbe davanti a una parola italiana con lo stesso suono iniziale. Quindi: il jet, lo champagne, i wurstel, lo strudel. Generalmente, perché ci sono le eccezioni: la parola "weekend" per esempio prende ormai l'articolo "il" anche se il suono iniziale è una "u".
Parole nella terra di nessuno
Una pessima usanza, ma sempre più diffusa nelle aziende e in genere nel mondo del lavoro, è quella di tradurre le parole straniere in maniera goffa, orecchiando l'originale. Ne risultano termini che non esistono né in una lingua né nell'altra, ma che a forza di essere utilizzati acquistano quasi una patente di credibilità. Oppure parole usate in senso improprio.
Qualche esempio:
- proattivo, dall'inglese proactive, impropriamente usato nel senso di "propositivo", mentre significa "capace di anticipare futuri temi, problemi"
- monitorizzare, dall'inglese to monitor, ovvero "tenere sotto controllo"
- promozionare, quando c'è l'italiano "promuovere"
- confidenzialità, che in italiano non esiste, ma che è diventato sinonimo di "riservatezza" dall'inglese confidential
- abilitante, dall'inglese to enable, è diventato un aggettivo usato per qualificare qualsiasi cosa che ne consente di fare un'altra
- sfidante, usato come aggettivo, dall'inglese challenging (un progetto, un'iniziativa sfidante)
- educazione, impropriamente usato nel senso di "formazione", dall'inglese education
- domestico, sempre più usato nel senso di "nazionale"
- compagnia, quando "azienda" o "impresa" vanno benissimo
- editare, verbo che in tutte le aziende viene usato come sinonimo di battere un testo al computer, mentre in inglese to edit significa pensarlo e scriverlo
- approcciare (un tema, un problema), può essere facilmente sostituito con "affrontare", tanto più che in inglese to approach significa semplicemente "avvicinare qualcuno".
Cercate prima un'alternativa...
Infarcire testi e documenti con termini inglesi non è solo cacofonico, è anche provinciale.
Non usate quindi le parole straniere quando c'è una valida alternativa in italiano. Così potete benissimo scrivere "scadenza" invece di deadline, "diagramma" invece di chart, "offerta" invece di offering, "competenze" al posto dell'onnipresente know-how, "pranzo" al posto di lunch, "rivista" al posto di magazine, "comunicato stampa" al posto di press release.
... ma non cadete nel ridicolo per troppo purismo.
Cioè non prendete esempio dai francesi con i loro logiciel, ordinateur e page d'accueil. Scrivete tranquillamente cdrom, browser, home page, software, business, spot, jingle e slogan.
Alternative non ce ne sono. Almeno non dignitose.
Ma tenete sempre a portata di mano il dizionario e controllate ciò che scrivete: tra copywriter e copyright c'è una bella differenza.
Corsivo o virgolette?
Nessuno dei due quando le parole straniere sono entrate stabilmente nella lingua italiana. Lo stesso vale per termini specialistici usati in un contesto specialistico. È il caso, in un testo che parla di pubblicità, di pay off o di account. Oppure, in ambito informatico, di killer application o di client server. Il lettore sa perfettamente di cosa si parla e le parole straniere non sono straniere per lui.
Quando invece le parole straniere sono di uso non comune possono essere scritte in corsivo. In ogni caso, mai tra virgolette.
Alt alle maiuscole
L'inglese dilaga e con l'inglese anche l'abitudine di mettere le iniziali maiuscole dappertutto. Dimenticando invece che nella nostra lingua solo i nomi propri vogliono l'iniziale maiuscola. Quindi, al contrario dell'inglese, gli aggettivi che indicano la nazionalità, i mesi dell'anno, i settori industriali, particolari attività tecnologiche vanno scritti sempre in minuscolo.