Tagging: una questione di etichette

di Alberto Falossi


Su internet c'è tutto: chi vede il web per la prima volta rimane colpito proprio da questo. È sorprendente trovare siti dedicati a qualsiasi argomento, non importa quanto strambo o di nicchia.
Ma in questo mare di informazioni è difficile navigare: trovare un sito, una persona, un'email, può diventare letteralmente un'impresa. Non è un caso che Google abbia fatto la sua fortuna "semplicemente" realizzando un motore di ricerca che funzionava meglio dei concorrenti.
Tuttavia, le informazioni sono in costante crescita, e i motori di ricerca tradizionali non sono abbastanza intelligenti da capirne il significato e poterle metterle in relazione tra loro.
L'avvento del cosiddetto Web 2.0 – con i (tanti) contenuti generati dagli utenti nei blog, wiki, forum, social network – ha ulteriormente complicato la situazione.

È in questo contesto che nascono i tag e il fenomeno del tagging: gli utenti di internet catalogano personalmente i singoli contenuti, applicando delle etichette (tag, in inglese) a siti, blog, post, video, foto, musiche. L'obiettivo è aggiungere alla rete quella intelligenza che un software ancora non può avere, dare un significato preciso ai contenuti e migliorare la ricerca delle informazioni.
Questo articolo spiega cosa sono e come si utilizzano i tag.

 

Cosa sono i tag

Un tag è un'etichetta (per esempio: jazz, amici, cucina e così via), che può essere applicata a un elemento, sia esso una pagina web o un file musicale. Può riguardare il genere, l'argomento, l'autore, e in generale qualsiasi parola chiave associata a quel contenuto.
I tag servono per ritrovare facilmente i contenuti. I siti e le applicazioni permettono infatti di “cercare per tag” (per esempio "elenca i siti con tag cucina") e ottenere un elenco filtrato di elementi che contengono quella etichetta.
Possono essere applicati diversi tag allo stesso contenuto, in modo da rappresentarne tutti i suoi aspetti e significati. Ad esempio, una pagina di ricette toscane potrebbe avere i tag cucina, toscana, ricette. Qualsiasi ricerca su uno di questi tag visualizzerà il sito.
Ecco un importante vantaggio dei tag: diversi percorsi di ricerca portano allo stesso risultato, e la probabilità di trovare esattamente quello che si sta cercando aumenta.

 

Cercare e navigare per tag

Facciamo un esempio: del.icio.us è un famoso sito nato esclusivamente per memorizzare e “taggare” (ormai si dice così) i siti preferiti. Inoltre, gli utenti possono scegliere di rendere pubbliche e condividere le liste personali: chiunque può accedere e sfruttare questo archivio “sociale” di siti già taggati in maniera certosina.
Il fenomeno della spontanea collaborazione tra utenti finali (e non di un gruppo chiuso di esperti) per taggare i contenuti, è conosciuto come folksonomy (tassonomia stabilita dalle persone).
Ecco come appaiono su del.icio.us alcuni siti segnalati dagli utenti:



Per ogni sito è visualizzata la lista dei tag associati. Il primo elemento della lista è un articolo che spiega come vincere la paura di parlare in pubblico: i suoi tag sono speaking, tips, presentation, presentations e public. Non è detto che queste parole compaiano esplicitamente nell'articolo, ma è evidente che sono tag indovinati.
Dato che raramente un tag genera equivoci, i contenuti sono estremamente correlabili.
I tag sono dei link, e basta un clic per accedere a una lista di altri siti simili che contengono quel tag.
Ecco l'elenco che appare cliccando su speaking:

 

Dove si usano i tag

Come accennato prima, ci sono molti siti che supportano i tag. Ad esempio Flickr, che permette di memorizzare e/o condividere le proprie fotografie digitali. Un utente di Flickr che sta osservando una foto taggata con Italia, panorama e Roma, può cliccare su Ie visualizzare una lista di altre immagini con quel tag:

Altri esempi? Si possono taggare i video con YouTube, i blog con Technorati, le email con GMail, i brani musicali con Last.fm. Ormai ci sono tag dappertutto. Con QualeTeatro si possono taggare gli spettacoli teatrali e con 2Spaghi i ristoranti italiani.

Molti siti permettono di “abbonarsi” a un tag, per essere avvertiti quando ci sono nuovi contenuti associati. Ad esempio, con Technorati si può essere aggiornati via RSS su tutti i blog taggati con Finanza, e con QualeTeatro si può ricevere un'email quando ci sono nuovi spettacoli con Shakespeare.

Chi applica l'etichetta può essere l'autore stesso (come succede nei blog o nei video YouTube) oppure i lettori/utenti (come succede per i siti preferiti o le email personali).
Spesso i tag sono creati da entrambi: l'autore crea i tag iniziali, e gli utenti possono estendere la lista migliorando la categorizzazione.
I browser e i sistemi operativi si stanno gradualmente adeguando: in Windows Vista è stata introdotta la possibilità di taggare file e foto del pc e alcuni lettori mp3 permettono di fare altrettanto con i file musicali.

 

Consigli per il tagging

Ci sono delle regole per scegliere i tag “giusti”?
Il tagging è ovviamente soggettivo, soprattutto quello dei contenuti personali. È anche un fenomeno piuttosto recente, le cui dinamiche devono ancora essere studiate e comprese. Tuttavia, con un po' di buon senso e i consigli dei top taggers (gli utenti che taggano molto frequentemente), si possono trarre alcune buone regole per la scelta dei termini:

  • La regola base, da cui derivano le altre, è immedesimarsi nell'utente che farà la ricerca e immaginare le parole chiave che userebbe per cercare quel contenuto.
  • Privilegiare i tag semplici e brevi: meglio combinare diversi tag semplici che creare un tag complicato (roma, monumenti, è meglio di visita-dei-monumenti-di-roma).
  • Scegliere dei tag con un significato preciso e mirato (usabilità è meglio di progettazione-siti, layout-web).
  • Privilegiare i tag esistenti, cioè quelli già usati per altri contenuti. I tag più frequenti sono anche quelli più usati in fase di ricerca (cucina invece di ricette-speciali). Sui siti di social tagging, inoltre, usare un tag comune e molto visitato (per esempio: scrittura, italia, web) aumenta la visibilità di una notizia o un contenuto.
  • Evitare i tag ridondanti (web-marketing è ridondante se sono già stati aggiunti web e marketing).
  • Cercare di usare meno tag possibili per elemento: l'utente analizzerà tutti i tag e riuscirà a capire il significato più velocemente. (web comunicazione scrittura stile è meglio di web comunicazione scrittura stile paragrafi grassetto gerundio).
  • Inserire comunque almeno due tag – descriveranno meglio il significato e faciliteranno la ricerca (web comunicazione è meglio dell'unico comunicazione)

L'uso del maiuscolo/minuscolo di solito non è importante: la maggior parte dei siti trasforma in minuscolo tutti i tag, per favorire la leggibilità ed evitare che qualche tag in maiuscolo sia maggiormente esposto.

Il tagging richiede esercizio: è normale che all'inizio ci sia una certa difficoltà nello scegliere le parole chiave. Col tempo e l'esperienza sarà tutto più semplice, perché la mente potrà velocemente attingere dal gruppo di tag abituali che ognuno di noi accumula e – soprattutto – si abituerà al processo di categorizzazione.



Tag cloud: un nuovo codice di comunicazione

Spesso i tag sono rappresentati in una tag cloud (nuvola di tag), ovvero un insieme di tag a grandezza variabile. Ecco una tag cloud sui ristoranti tratta dal già citato 2Spaghi:

La dimensione delle parole dipende dalla frequenza del tag all'interno del sito: più il tag è grande, più contenuti ci sono con quel tag. A colpo d'occhio l'utente può avere un'idea degli argomenti più trattati.
Ogni parola della nuvola di tag è un link, che visualizza la lista filtrata per quel tag.
Grazie all'interfaccia intuitiva, gli architetti dell'informazione stanno sempre più ricorrendo alle tag cloud nella progettazione dei siti.
Amazon sta sperimentando delle book cloud, ovvero delle tag cloud con i libri al posto dei tag!

 

 

Uno strumento di ricerca in più

I tag e le folksonomy possono contribuire significativamente a migliorare la ricerca delle informazioni. Il tagging ha i suoi limiti, è soggettivo e funziona solo se l'utente individua le giuste parole chiave: i tag quindi non sostituiscono la classica ricerca full text, ma la affiancano come strumento in più.

I tag non si trovano solo in internet, ma anche nei recenti sistemi operativi e nei lettori mp3: probabilmente col tempo saranno disponibili per qualsiasi contenuto digitale e influiranno sempre più nei nostri processi di ricerca. Ecco perchè è importante fin da adesso conoscerli e saperli sfruttare per le operazioni quotidiane.


Per approfondire

Voss, Jakob, Tagging, Folksonomy & Co - Renaissance of Manual Indexing?, Proceedings of the International Symposium of Information Science: 234–254, 2007.

 



Alberto Falossi
è consulente informatico, esperto di Web 2.0 e nuovi media.
È professore a contratto alla facoltà di Economia dell'Università di Pisa. È il fondatore di QualeTeatro, il sito collaborativo con la mappa di tutti gli spettacoli teatrali in Italia.
Giornalista scientifico, dal 2001 al 2005 è stato il direttore tecnico di una rivista informatica di programmazione.
Il suo blog: www.albertofalossi.com.